Il dittatore che non c'è

di Fausto Carioti

Benito Mussolini, Fidel Castro e gli altri dittatori chiamati in causa in questi giorni dall’opposizione possono continuare a vivere indisturbati nel boschetto della fantasia di Tonino Di Pietro e Nicola Latorre. Evocarli come termine di paragone per Silvio Berlusconi trasforma le loro tragedie in farsa e offende le loro vittime. Qui, semmai, siamo all’opposto della dittatura. Il problema, dalle nostre parti, è che c’è un capo del governo che troppo spesso non riesce a decidere su nulla. Nemmeno sulle cose che gli stanno più a cuore, se è vero che non sa come impedire che le televisioni pubbliche alimentino il clima d’odio nei suoi confronti. Un capo del governo che non mette paura a nessuno, ma che ha ottime ragioni per temere per l’incolumità sua e di quelli che gli sono accanto.

Chi vede nelle intercettazioni diffuse in questi giorni la prova della deriva cesarista di Berlusconi, vuol dire che le ha sfogliate con l’occhio di chi aveva già emesso la condanna. Perché a leggerle tutte, invece, è la sensazione opposta che comanda: quella dell’impotenza. Ma che dittatore è uno che è costretto a ricorrere a Giancarlo Innocenzi, misconosciuto commissario del garante per le Comunicazioni, per impedire la messa in onda di una trasmissione in cui sapeva già che sarebbe stato accusato di essere mafioso e stragista, e al quale, dopo tutto questo gran daffare, non resta che sedersi davanti al televisore per assistere al pluriomicida Gaspare Spatuzza che lo infama?

Balbettava incredulo il premier, il 9 dicembre scorso, al telefono con Innocenzi: «Giovedì sera c’era ancora il processo Spatuzza e fanno il processo a me come appartenente alla mafia… allora se voi non riuscite veramente a fare questa roba qua… non lo so io…». Parole di un povero cristo che già si è rassegnato al peggio. E infatti, puntuale, il 10 dicembre la puntata di Annozero va in onda, si intitola “Minchiate”, il protagonista è proprio Spatuzza, la vittima predestinata il solito Berlusconi e alla fine l’Auditel dirà che se l’è vista oltre il venti per cento degli italiani.

Più che strapotente e sicuro di sé, come piace dipingerlo ai suoi avversari e come piace atteggiarsi anche a lui, è un Berlusconi spaventato quello che emerge dai brogliacci della surreale inchiesta di Trani. Come si legge nell’intercettazione pubblicata su queste pagine, il 14 novembre il premier racconta i suoi timori al solito Innocenzi: «È venuto fuori che volevano farmi un attentato accostando una macchina alla mia nel percorso da casa mia a palazzo Chigi, allora ti domandi… Oggi Ghedini ha ricevuto una cosa con cinque pallottole in cui gli dicono che lo aspetta un caricatore intero, che sarà per lui, per sua moglie, per sua sorella, per suo figlio. Che sanno dove va a scuola suo figlio, che sanno dove va a giocare e gli hanno praticamente rovinato la vita. E allora non si può più vedere i Di Pietro che fanno quella faccia in televisione, non si può più avere poi un pubblico di parte, con quello che dice “applausi” e questi che approvano quando c’è una cosa che è contraria al vero».

Ecco, queste sono le confessioni private del tremendo dittatore italiano, questa è la vita sua e della sua “corte”: insultati sui canali del servizio pubblico e minacciati, assieme alle loro famiglie. Senza che riescano a farci nulla. E infatti, un mese dopo questo sfogo di Berlusconi, Massimo Tartaglia gli sfascerà il volto in piazza del Duomo e ai magistrati di Milano che lo interrogheranno dirà (come raccontato sull’Unità del 15 dicembre): «L’ho fatto per il Paese, ho votato per Di Pietro».

E quando il Cavaliere si lamenta con il solito Innocenzi perché in nessun altro Paese europeo il governo viene trattato così sulle televisioni di Stato, dargli torto è difficile. Nel 2004, il presidente della Bbc Gavyn Davies e il direttore generale Greg Dyke si dovettero dimettere dopo che l’emittente pubblica aveva insinuato che il premier Tony Blair avesse mentito al Parlamento sulle ragioni che avevano spinto il governo a partecipare al conflitto in Iraq. La Bbc fu anche costretta a presentare «scuse senza riserve». Vaglielo a spiegare, a Berlusconi, che quelli sono i liberal e che lui - che da anni prova a mandare a casa Michele Santoro senza riuscirci - è il bieco dittatore.

© Libero. Pubblicato il 18 marzo 2010.

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