Tempi lunghi per l'estradizione di Cesare Battisti

di Fausto Carioti

La buona notizia: da ieri è più probabile che il terrorista rosso Cesare Battisti, rinchiuso in un carcere del distretto di Brasilia dal 2007, sia estradato in Italia, dove è stato condannato per quattro omicidi. Il Supremo tribunale federale brasiliano, ribaltando di fatto una decisione presa dalla stessa corte il 18 novembre, ha stabilito che il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, chiamato a dare il via libera all’estradizione del terrorista, non potrà agire in modo discrezionale, ma dovrà rispettare quanto previsto dal trattato bilaterale Italia- Brasile. In altre parole, Lula non potrà negare l’estradizione. E questo, assicurano fonti del governo italiano, fa piacere anche a lui, perché gli sfila dalle mani una patata bollente che si sarebbe risparmiato volentieri. La brutta notizia: i tempi, ammettono fonti diplomatiche italiane, non saranno rapidi. Debbono essere messi in conto, infatti, almeno altri due mesi, durante i quali non sono escluse nuove sorprese. La vicenda, per inciso, tiene in sospeso anche il viaggio di Silvio Berlusconi in Brasile, al quale il presidente del Consiglio tiene molto: le diplomazie dei due Paesi sono d’accordo nell’evitare che la missione del premier avvenga in prossimità della decisione finale di Lula.

Il “chiarimento” dei giudici brasiliani è giunto inaspettato, dopo che i legali del governo italiano avevano chiesto lumi sulla decisione adottata un mese fa. Il 18 novembre il Supremo tribunale, dopo aver sancito che il «rifugio politico» concesso dal ministro della Giustizia, Tarso Genro, era illegale, e che quindi l’estradizione di Battisti era dovuta, aveva rimesso la questione nelle mani di Lula, assegnandogli un potere di discrezionalità illimitato. Uno dei giudici ha però modificato il proprio voto e così, come voleva il governo italiano, si è stabilito che Lula non può fare come vuole, ma è vincolato dagli accordi di estradizione firmati nel 1989 con l’Italia. Lo stesso presidente brasiliano ha fatto sapere al nostro governo di gradire molto questa soluzione, perché non intendeva assumersi il peso politico della decisione finale. In difesa di Battisti, infatti, oltre a pezzi da novanta della politica brasiliana come il ministro Genro, si sono schierati intellettuali internazionali di rilievo. Pochi giorni fa è stato il filosofo francese Bernard-Henri Levy, ritenendo frutto di errori giudiziari le condanne inflitte a Battisti, a chiedere pubblicamente a Lula di non concedere l’estradizione. Adesso, Lula potrà dire a tutti costoro di aver dovuto agire con le mani legate.

I tempi, però, non saranno brevi. Intanto perché il Supremo tribunale chiuderà nei prossimi giorni per riaprire alla fine di gennaio, e quindi le conclusioni della decisione presa nelle scorse ore non saranno pubblicate prima di febbraio. E sino ad allora non potrà accadere nulla. A questo punto, i legali di Battisti potranno tentare di sovvertire la decisione. Le probabilità di riuscirci sono vicine allo zero, anche perché una nuova giravolta screditerebbe l’alta corte brasiliana. Ma la mossa servirebbe a guadagnare un po’ di tempo.

Ciò che più preoccupa, però, è il fatto che Lula, anche se non potrà negare l’estradizione, avrà comunque il potere di ritardarla. Gli accordi tra Italia e Brasile, ai quali il presidente si deve attenere, prevedono infatti che la consegna possa essere rimandata fino a quando la persona da estradare non abbia regolato tutti i conti con la giustizia brasiliana, eventuale condanna inclusa. E in questi giorni Battisti è sotto processo a Rio de Janeiro, dove deve rispondere dei reati di ingresso e soggiorno con passaporto falso e falsificazione di documenti. Al momento, l’atteggiamento dei suoi legali sembra escludere l’intento di allungare i tempi. Ma alla concessione dell’estradizione mancano ancora mesi, durante i quali potrà accadere di tutto. Tant’è che alla Farnesina hanno già messo in preventivo l’adozione di manovre dilatorie.

Il governo italiano definisce l’atteggiamento da tenere nei confronti di Lula «di fiducia e fermezza». Fiducia che l’estradizione sarà concessa entro la primavera, tanto che nessuno pensa di fare pressioni pubbliche nei confronti del presidente brasiliano, anche perché rischierebbero di rivelarsi controproducenti. E fermezza nel pretendere che gli accordi tra il Brasile e l’Italia siano rispettati. Questo non ha impedito al PdL di varare nei giorni scorsi una raccolta di firme tra i parlamentari, promossa da Maurizio Gasparri, per chiedere l’estradizione di Battisti. Se invece Lula dovesse traccheggiare, come primo passo si pensa di far votare dal parlamento europeo una nuova risoluzione che leghi la credibilità del Brasile come interlocutore della Ue alla concessione dell’estradizione. Ma, dopo l’ultima decisione del Supremo tribunale brasiliano, pochi credono che si debba arrivare a tanto.

© Libero. Pubblicato il 18 dicembre 2009.

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