San Tignusu

di Fausto Carioti

La sinistra ha finalmente un leader credibile. Gaspare Spatuzza, detto «U’ Tignusu», ancora prima di apparire in pubblico aveva già mostrato di avere tutte le qualità per diventare la guida morale di un’opposizione in disarmo. È lui il solo che sembra capace di dare alla pancia dell’elettorato depresso l’unica cosa che davvero vuole: l’annientamento politico e umano di Berlusconi. Così l’Unità di Concita De Gregorio, ieri, lo ha rappresentato in prima pagina come una spada circondata di luce che squarcia le nubi e punta dritta su palazzo Chigi. Anche la titolazione era da giudizio finale: «Tremano i palazzi del potere. Le rivelazioni sulle stragi del ’93 a Roma, Firenze, Milano». «Minchia», direbbero a casa Spatuzza: al confronto di un simile professionista della giustizia divina, l’arcangelo Michele, che spada in mano sconfigge il «serpente antico» dell’Apocalisse, rischia di passare per un collaboratore interinale del Padreterno.

Ad accrescere l’aura mistica che ha avvolto l’apparizione dell’arcangelo Spatuzza nell’aula bunker di Torino ha collaborato anche Antonio Di Pietro, che ha trasmesso sul blog dell’Italia dei Valori la diretta del processo. Il fatto che Spatuzza non parlasse contro Cosa Nostra, bensì per conto di essa, come riconosciuto anche dai mafiologi di Repubblica, non turba la coscienza dei giustizialisti. Né conta che quello in corso sia stato l’anno dei record nella lotta alla mafia, come ha ammesso ieri il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, non certo un fan del premier. Qui importa solo il risultato, che è la cacciata di Berlusconi. E se per riuscirci tocca assecondare i piani di Cosa Nostra e trattare l’ultimo dei picciotti come se fosse Giovanni Falcone, lo si fa senza scomporsi. Anzi, con grande entusiasmo.

Spatuzza, che è uomo d’onore, ieri a Torino ha ripetuto tutto quello che aveva già detto ai magistrati. Si tratta di cose che lui stesso ha ammesso essergli state riferite dal boss Giuseppe Graviano, e quindi roba inesistente come prova. Però tanto è bastato a innescare sogni mostruosamente proibiti nel suggestionabile inconscio della sinistra. Così, per un giorno, si è assistito alla riesumazione politica dei rifondaroli e persino dei verdi che, terminata la deposizione di Spatuzza, per bocca dei rispettivi segretari hanno chiesto le dimissioni immediate del presidente del Consiglio. Di Pietro ha già scritto la condanna e aspetta solo che i suoi ex colleghi gli diano il via libera per stamparla. Il resto ce lo metteranno oggi i manettari del “Fatto” e quelli che scenderanno in piazza per il “No B Day” a pretendere la testa del premier.

Massì, non c’è niente di male a marciare sotto braccio a un personaggio simile. Anche perché, come lui stesso ha spergiurato ieri, Spatuzza mica è più quello di una volta. Certo, fu lui creare l’autobomba che falciò Paolo Borsellino e la sua scorta. Vero, ammazzò don Pino Puglisi mentre il sacerdote gli sorrideva. Verissimo, è stato condannato «per sei o sette stragi e circa una quarantina di omicidi», come ha detto ieri senza ricordare bene i numeri (c’è da capirlo, con un curriculum così lungo). E poi fece altre cosette, tipo rapire il piccolo Giuseppe Di Matteo, che poi fu strangolato e sciolto nell’acido, e costringere all’aborto una ragazza che era rimasta incinta di un boss, mentre la compagna di casa osservava legata e imbavagliata. Ma ora è cambiato. Ha iniziato a studiare teologia. «Il mio pentimento è la conclusione di un bellissimo percorso spirituale», ha fatto sapere ieri. E il popolo della sinistra, cinico e disincantato nei confronti dei suoi rappresentanti politici, a lui ha creduto al volo e lo ha adottato senza pensarci. Non aspettava altro, adesso si può tornare a sognare. «Yes, we can», forse Berlusconi cade davvero. E il merito è tutto suo, dell’uomo della Provvidenza: «U’ Tignusu» santo subito.

© Libero. Pubblicato il 5 dicembre 2009.

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