Il futuro leader del Pd è già passato

Tanto per essere chiari: all'apertura delle urne non avrei puntato un euro sulla vittoria di Ugo Cappellacci alle elezioni regionali sarde. Sino a poche ore fa, gli stessi vertici di Forza Italia davano per quasi certa la sconfitta. L'unico che credeva nella possibile vittoria di Cappellacci era lui stesso, ma non è che qui a Roma lo prendessero molto sul serio. E invece.

Il vero tema delle elezioni sarde, però, non è questo. Il tema è la sconfitta di Renato Soru. Anzi: la sua batosta. Queste elezioni le ha volute lui con tutte le sue forze, sfidando il suo partito. Lo davano come prossimo leader del centrosinistra. Repubblica e l'Espresso già ce lo avevano rivenduto come il futuro del Partito democratico. Soru ci credeva, tanto da comprarsi l'Unità perché, assieme al meraviglioso "modello Sardegna", gli facesse da trampolino per la sua ascesa nazionale. Doveva essere un Silvio Berlusconi ecocompatibile, equo e solidale. Ricco anche lui, imprenditore paraculo anche lui, ma col cuore a sinistra, che è quello che importa ai gonzi. E invece.

E invece l'uomo che incarnava le grandi speranze del centrosinistra italiano ha perso contro l'ultimo arrivato, l'ennesimo sprovveduto della politica uscito dal cilindro del Cavaliere. Cappellacci, lo si può dire, è stato per Soru un avversario debole. Basta guardare lo scarto di voti che separa le due coalizioni (assai più grande di quello che divide i due candidati) per capire che il nuovo governatore della Sardegna vale assai meno della somma dei partiti che lo hanno sorretto. Dopo aver perso con lui, le chances di Soru di diventare un leader nazionale sono zero. 

Degno di nota anche un altro dato statistico: Soru è l'ultimo di una lunga lista di leader politici abbracciati da Repubblica e dal suo editore che hanno fatto una brutta fine. Solo che era lecito attendersi che l'imprenditore sardo durasse un po' di più. Tu chiamalo, se vuoi, il bacio della morte.

Post popolari in questo blog

L'articolo del compagno Giorgio Napolitano contro Aleksandr Solzhenitsyn

Anche De Benedetti scarica Veltroni

Quando Napolitano applaudiva all'esilio di Solzhenitsyn