C'è grossa crisi. Chiamiamo l'Onu

di Fausto Carioti

«C’è grossa crisi», diceva il santone in accappatoio bianco interpretato da Corrado Guzzanti. «C’è grande allarme e viva preoccupazione» hanno detto ieri i vertici dell’Associazione nazionale magistrati, il sindacato delle toghe. Anzi, l’hanno proprio scritto. E hanno inviato il loro grido di dolore all’unico indirizzo dove erano sicuri di essere presi sul serio: la sede delle Nazioni Unite.

Tutto vero. Luca Palamara e Giuseppe Cascini, presidente e segretario dell’Anm, ieri hanno segnalato il “caso Italia” al relatore speciale per i diritti umani dell’Onu, l’argentino Leandro Despouy, invitandolo a venire nel nostro Paese per controllare «quanto sta accadendo» tra governo e magistrati. Non è la prima volta. Nel 2002, ad esempio (premier Silvio Berlusconi, ministro della Giustizia Roberto Castelli), il predecessore di Despouy, il malese Param Cumaraswamy, compilò una relazione nella quale, come ricordato ieri con orgoglio dall’Anm, «definiva fondati i timori per l’indipendenza della magistratura determinati dagli attacchi ai giudici e pubblici ministeri». Nel 2004, e quindi sempre con Berlusconi a palazzo Chigi, fu lo stesso Despouy a inviare a Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica, una lettera in cui sosteneva che le riforme proposte da Castelli rappresentavano «una preoccupante limitazione delle garanzie di indipendenza» dei magistrati.

Insomma, il meccanismo è semplice e collaudato: questi gridano che le aule giudiziarie sono diventate il bivacco dei manipoli di Cesare Previti, quelli sottoscrivono senza pensarci due volte. «Ho bisogno di voi non solo per difendervi, ma come esempio che uso come “faro” negli altri Paesi», disse tre anni fa Despouy a Roma, rivolgendosi durante un convegno ai magistrati italiani che protestavano contro la riforma Castelli. Nel caso qualcuno avesse ancora qualche dubbio, spiegò: «Sono qui con la speranza che la legge di riforma dell’ordinamento giudiziario non passi». L’Anm, infatti, sa benissimo come la pensa il dirigente Onu che ha chiamato in Italia. Il verdetto che costui darà dell’operato del governo è già scritto. Ma ci penseranno i giornali posti a difesa della democrazia aggredita da Angelino Alfano a tacere sulla contiguità tra questo signore e i capi dell’Anm, rivendendoci le sue critiche al governo come la clamorosa bocciatura emessa dalla più imparziale delle autorità.

Perché poi, se tutto questo accade, è perché l’Italia è rimasta l’ultimo paese civile in cui le Nazioni Unite sono ancora prese sul serio. Eppure basta leggere l’elenco degli stati che compongono la Commissione dell’Onu per i diritti umani - Cuba, Cina, Pakistan, Arabia Saudita... - per capire quale autorità morale possa avere l’organizzazione nel maneggiare certi argomenti. Proprio ieri, mentre i vertici dell’Anm invocavano l’avvento degli inviati del palazzo di vetro nella terra di noialtri indigeni, il ministro britannico per il Commercio, Gareth Thomas, ha chiesto l’avvio di una serie di ispezioni indipendenti per monitorare l’attività delle Nazioni Unite e assicurarsi che «il mezzo miliardo di dollari che il Regno Unito e gli altri paesi investono ogni anno» nell’Onu e nelle sue agenzie serva davvero a qualcosa.

Ma ai vertici dell’Anm il baraccone di Ban Ki-moon va benissimo così. Nel palazzo di vetro hanno qualche comprensibile ritrosia a trattare gli stupri di massa e i genocidi commessi dai peggiori tagliagole, ma quando si tratta di fare le pulci alle poche democrazie del pianeta diventano dei mostri d’efficienza. Arriveranno qui, faranno il loro lavoro seguendo le istruzioni del sindacato dei magistrati e se ne andranno lasciandoci il solito rapporto indignato nel quale l’Italia è descritta come la succursale corrotta del Burkina Faso. L’Anm sarà finalmente soddisfatta. Gli inviati dell’Onu pure, se non altro perché si saranno fatti il giro dei ristoranti romani a spese del contribuente globale. Intanto, da qualche parte nel mondo, sarà successo un nuovo genocidio dei tutsi, un qualche massacro tipo quello di Srebrenica, sarà stata aperta qualche nuova macelleria a cielo aperto, tipo quella già vista nel Darfur, o sarà scoppiato l’ennesimo scandalo sessuale per il comportamento dei caschi blu, come già visto in Congo e in Sudan. Fa niente, le emergenze sono altre. Forza Onu, abbasso Berlusconi.

© Libero. Pubblicato il 20 novembre 2008.

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