Gay Pride: non esiste un diritto all'esibizionismo

di Fausto Carioti

Tocca capirsi bene su questa storia del Gay pride. Perché dietro alla cortina di fumo delle libertà civili si nascondono ragionamenti che con i diritti individuali non hanno nulla a che vedere. La libertà d’espressione è una cosa molto seria, che va un po’ oltre qualche piuma di struzzo rosa che spunta dal sedere. La vicenda è nota. Gianni Alemanno, neosindaco di Roma, interrompendo per un giorno il tentativo di flirt in atto con la sinistra, ha chiesto a chi parteciperà alla manifestazione di limitare i gesti di esibizionismo. Testuale: «Il problema non è omosessuale sì, omosessuale no. È esibizionismo sessuale sì, esibizionismo sessuale no, e di questo discuteremo in consiglio comunale e cercheremo di trovare una formula che non offenda nessuno». Nessun divieto, insomma, ma una semplice richiesta di contegno. Pare una posizione di buon senso. Anzi, diciamola tutta: l’avesse detta Walter Veltroni, una simile ovvietà, sarebbe entrata in un orecchio e uscita dall’altro, al pari di tante altre riflessioni dell’ex sindaco della capitale. Invece l’ha detta Alemanno, e allora apriti cielo.

Barbara Pollastrini, che da oggi non sarà più ministro delle Pari opportunità, se ne torna fuori con la storia dell’uomo nero (già spernacchiata dagli elettori della capitale, ma si vede che argomenti migliori a sinistra non ne hanno: urge riapertura della scuola delle Frattocchie). «Non sono stupita», dice dunque la Pollastrini, «Alemanno dimostra una piena continuità in quella mancanza di rispetto e in quell’insensibilità che contraddistinguono un certo tipo di destra». Il transgender (oggi si dice così) Vladimir Luxuria, ex parlamentare di Rifondazione, dalla prima pagina del quotidiano del suo partito ci fa sapere che «ostentare è un diritto», si arrampica in improbabili metafore che dovrebbero avvicinare l’esibizione in pubblico di uomini in perizoma all’ostensorio della liturgia cattolica e sfodera toni che sembrano più adatti a commentare il trattamento degli omosessuali nella Cuba dei fratelli Castro: «Vorrebbero continuare a vederci invisibili e clandestini». Peggio: il nuovo governo si prepara a «mettere in moratoria almeno per cinque anni i nostri diritti civili».

In parole povere, chiedere a chi sfilerà il 7 giugno di limitare gli smutandamenti sarebbe una pretesa fascista. Eppure, come ricorda anche la foto qui accanto, qualche problemino di decenza gli scorsi anni c’è stato. Senza entrare troppo nei dettagli, si sono visti giovanotti in nudo integrale agitarsi in pubblico, transessuali in topless reclamizzare i progressi della chirurgia estetica e altre scene che nel salotto di casa Ronaldo faranno pure sbadigliare, ma che in pieno giorno nelle strade della capitale, a tutt’oggi, stonano un po’. Soprattutto, sono contrarie alla legge.

Si lamentano tanto, Luxuria, la Pollastrini e i loro amici, ma la verità è che a loro sono concesse libertà che al resto della popolazione vengono negate. Se qualcuno allestisse una manifestazione nella quale ragazzi eterosessuali si mostrassero come mamma li ha fatti, al pari dei simpatici omo che si sono fatti immortalare davanti al Colosseo, organizzatori ed esibizionisti finirebbero davanti al magistrato, processati per direttissima. Ma loro hanno un salvacondotto speciale. È una delle tante novità del politicamente corretto: se una donna mostra le tette in mezzo alla strada finisce al commissariato, ma se a sfoderarle (finte) è un travestito siamo davanti a un gesto profondo, di affermazione della propria libertà ed identità, e guai al fascista che si azzarda a dirgli qualcosa.

Non resta che ripetere l’ovvio: nessuno, tantomeno Alemanno, impegnatissimo a farsi dare patenti di bravo ragazzo dai tanti che lo aspettano al varco col fucile puntato, intende proibire la sfilata. Nessuno pretende che gli omosessuali si nascondano: se si sentono discriminati e vogliono scendere in piazza con slogan e cartelli, affari loro. Lo fanno tante categorie, figuriamoci se una più o una meno cambia qualcosa. È che, visti i precedenti, si cerca di mantenere la loro apparizione nei limiti di quella decenza che è richiesta a ogni altra manifestazione. Sperando anche che essere omosessuali sia qualcosa di diverso, magari un po’ più complesso, che andare in giro a mimare atti sessuali bardati come caricature dei Village People.

© Libero. Pubblicato l'8 maggio 2008.

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