Sindacati complici del governo Prodi, ecco numeri e prove

Certe cose succedono solo con i governi di centrosinistra. Basta mettere in fila pochissimi numeri appena diffusi dall'Istat per capire che ruolo svolgano i sindacati confederali quando al governo ci sono i loro amici.

Nel mese di luglio gli stipendi sono cresciuti dell'1,8% rispetto allo stesso mese del 2006. E' il record negativo degli ultimi anni: è dal 2003 che le buste paga dei lavoratori dipendenti italiani non crescevano a un ritmo così basso (ma allora le conseguenze furono ben diverse, come vedremo tra poco).

Sempre a luglio, la quota di dipendenti in attesa di rinnovo del contratto nazionale è risultata pari al 72,3% (sì, quasi tre su quattro hanno il contratto scaduto), mentre nel luglio del 2006 in questa sgradevole situazione si trovava il 39,3% dei dipendenti. L'attesa media dei lavoratori italiani per il rinnovo contrattuale ora è pari a 8,0 mesi. Anche in questo caso, un anno fa andava decisamente meglio: nel luglio del 2006 i lavoratori dipendenti stavano aspettando il contratto, in media, da 3,1 mesi.

Dunque: aumenti salariali ridotti al minimo e rinnovi contrattuali che si fanno attendere sempre di più. Ci sarebbero tutti gli ingredienti per innescare forti proteste sindacali. E invece - sorpresa - i sindacati sono più mansueti che mai. «Nel periodo gennaio-maggio 2007», certifica lo stesso comunicato dell'Istat, «il numero di ore non lavorate per conflitti (originati dal rapporto di lavoro) è stato di 824.000, il 63,4% in meno rispetto al corrispondente periodo del 2006».

Facendo due conticini sulle serie storiche degli scioperi si scopre che, a fronte delle 824mila ore scioperate nei primi cinque mesi del 2007 (e con la difficile situazione salariale e contrattuale che si è vista), nei primi cinque mesi del 2006 (ai tempi del governo Berlusconi) le ore di sciopero erano state 2.253.000, 2.691.000 nel periodo gennaio-maggio del 2005, 2.723.000 nel periodo gennaio-maggio del 2004 e 2.702.000 nel periodo gennaio-maggio del 2003.

Le segreterie confederali, insomma, hanno smesso di indire scioperi e di portare in piazza le rivendicazioni salariali delle categorie che pretendono di rappresentare, preferendo esprimere le loro preoccupazioni rilasciando interviste ai giornali. A Cgil, Cisl e Uil, quando al governo c'è il centrosinistra, spetta dunque il ruolo della camomilla. O della vaselina, se si preferisce.

Qui l'intero comunicato dell'Istat su "Contratti collettivi, retribuzioni contrattuali e conflitti di lavoro"
Qui le serie storiche (file Excel compresso)

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