C'è un altro tesoretto. Sono già pronti a mangiarselo

di Fausto Carioti

C’è un nuovo “tesoretto” nelle casse dello Stato. Ammonta a 4 miliardi di euro. Proveranno a vendervela come una buona notizia, ma non è così. Perché quei soldi in più rispetto al previsto vengono dalle tasche dei contribuenti. Perché il loro arrivo nelle mani di Tommaso Padoa-Schioppa e Vincenzo Visco era in gran parte prevedibile, e quindi la coppia da incubo avrebbe potuto evitare di infierire. E perché non un euro tornerà indietro a chi ha pagato più di quanto il governo osasse sperare. Al contrario: le tasse aumenteranno ancora, e il centrosinistra riuscirà a mangiarsi per intero il surplus fiscale attuale e quello che si accumulerà nei prossimi mesi. Il nuovo tesoretto farà così la fine di quello vecchio, volatilizzato tra mance e marchette elargite per ammansire i partitini dell’Unione e le categorie vicine ai sindacati amici.

Il meccanismo ormai è collaudato. Lo adottarono una prima volta quando dissero che il governo Berlusconi aveva lasciato i conti pubblici disastrati e l’economia al collasso. Salvo poi ritrovarsi in mano, dopo pochi mesi, 10 miliardi in più di quelli che avevano messo a bilancio. Ora ci stanno riprovando. Dapprima il governo piange miseria, così per far quadrare i conti si trova “costretto” ad alzare le imposte. Al momento di tirare le somme, però, vuoi perché la situazione era assai migliore di quella che ci avevano raccontato, vuoi perché intanto hanno aumentato i balzelli, in cassa ci sono molti più soldi del previsto. A questo punto Prodi e i suoi fingono sorpresa, ma è pura ipocrisia. Il gettito fiscale è in crescita impetuosa non da ieri, ma dal primo trimestre del 2006, cioè da prima delle elezioni: a maggio dello scorso anno il gettito tributario segnava già un aumento del 16,3%. Niente di cui stupirsi, quindi. Resta il fatto che i miliardi in più incassati dal fisco non vengono restituiti ai contribuenti, o usati per introdurre meccanismi, come il quoziente familiare, che renderebbero il fisco un po’ più equo per le famiglie numerose. Quei soldi servono infatti a garantire la sopravvivenza del governo.

Rifondazione, Comunisti e Verdi minacciano di non votare la riforma delle pensioni? Chiedono di stravolgere la legge Biagi? Bene. A settembre, quando si troveranno tutti attorno a un tavolo, Prodi avrà 4 miliardi di buoni argomenti in più. Magari quei soldi non basteranno per accogliere tutte le richieste che gli faranno, ma potrà comunque accontentarli in parte e usare poi una quota del maltolto per qualcuna delle bischerate alle quali tengono i suoi interlocutori. Tipo - per dirne una - il cosiddetto reddito sociale, che consiste nel dare soldi del contribuente a chi non lavora, in cambio di nulla. Ottomila euro l’anno esentasse, per l’esattezza. Proposta che uno dei vice di Padoa Schioppa, il verde Paolo Cento, ha depositato alla Camera. Insomma, con 4 miliardi da usare “brevi manu” una qualche intesa si trova.

In questo scenario bucolico, al contribuente è riservato il ruolo della vacca. Le macchine create per mungerlo meglio sono già pronte: come ricorda la sinistra dell’Unione, il rialzo al 20% delle aliquote sulle rendite dei Bot e di altri strumenti finanziari è scritto nel programma di governo, e lo stesso Prodi ha ammesso che, se non si fa oggi, si farà domani. Poi è in arrivo la revisione del catasto, con conseguente inasprimento delle imposte sugli immobili. Solo Confedilizia sembra essersene accorta, e infatti denuncia che «il sottosegretario Grandi non vuole solo la tassazione delle rendite finanziarie, ma porta avanti da mesi la sua idea di un catasto patrimoniale. Una rivoluzione epocale del sistema di tassazione degli immobili». Più qualche altro balzello che si presenterà, immancabile, con la Finanziaria 2008.

Alla fine del giro chi ci rimette sono i contribuenti, spremuti ben più del dovuto. Ci guadagna il presidente del consiglio, che con quei soldi extra-budget può pagarsi la sua permanenza in sella, e ci guadagnano quelli che da sinistra minacciano di farlo cadere, che potranno farsi belli agli occhi dei loro elettori attingendo al gruzzolo versato da chi paga le tasse.

Insomma, ci vuole una faccia come quella di Prodi per andare in giro a dire che gli italiani hanno pagato il 21% di imposte in più perché hanno «fiducia» nel suo governo. Buona parte di quei miliardi arriva infatti dall’innalzamento delle imposte. Come ricordava a maggio il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, «il recente miglioramento dei conti pubblici è dovuto al forte aumento delle entrate», e «le stime del governo indicano per quest’anno un ulteriore incremento della pressione fiscale». Il resto lo spiega il boom degli utili delle grandi imprese, che ha spinto all’insù i pagamenti dell’Ires e dell’Irap. Se davvero vuole avere una misura di quanto gli elettori si fidano del suo governo, il premier deve guardare altrove. Ad esempio al sondaggio commissionato a Ipr Marketing da Repubblica. Secondo l’ultima rilevazione, fatta a metà luglio, ormai solo il 35% degli italiani ha fiducia nel suo esecutivo.

© Libero. Pubblicato il 25 agosto 2007.

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