Disertori a ore

Ci vorrebbe uno come Leonardo Sciascia. Perché le parole sono gratis e ogni tanto qualcuno se ne approfitta. Gianpaolo Silvestri, senatore dei Verdi, l’altro giorno in Senato: «Ci tenevo moltissimo ad intervenire per portare, da quest’Aula, la piena solidarietà a tutti i disertori di tutte le guerre». «Io penso che la diserzione sia un atto di diritto, che il non obbedire ad ordini di morte, di carneficina sia un dovere». «Il grandissimo Bertolt Brecht ci ricordava che “al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico. La voce che li comanda è la voce del loro nemico”».

Niente da ridire. Se non fosse che gli unici che hanno provato ad esercitare questo «diritto» e «dovere» a disertare, i senatori Fernando Rossi e Franco Turigliatto, sono stati insultati ed esiliati dalla sinistra. Rossi, scazzottato da un dirigente dei Comunisti italiani, ha capito che era meglio cambiare aria. Turigliatto è stato cacciato dal Prc. Il verdetto di espulsione lo accusa di non aver partecipato al voto sulla relazione di Massimo D’Alema «nonostante gli organismi dirigenti di Rifondazione e il gruppo senatoriale avessero deciso di approvare la relazione». Colpevole di avere disobbedito agli ordini, dunque.

Niente da ridire, se non fosse che Silvestri, quando la voce del comandante chiama, batte i tacchi come tutti gli altri e vota per mandare i soldati a fare la guerra in Afghanistan. Per poi venire in Senato a recitare l’elogio di «tutti i disertori di tutte le guerre». Ci vorrebbe uno come Sciascia, con quelle sue categorie sempre attuali: uomini, mezz’uomini, ominicchi o quaquaraquà?
(f.c.)
© Libero. Pubblicato l'11 marzo 2007.

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