I trucchi di Padoa-Schioppa smascherati dalla Kostoris

di Fausto Carioti

Chissà cosa pensa lei, quando si siede davanti al computer, inizia a scrivere il suo intervento e si prepara, metaforicamente parlando, a levargli la pelle. E chissà cosa pensa lui, quando accende la radio o sfoglia la rassegna stampa e se la ritrova lì, la sua nemesi, puntuale come un esattore fiscale di Visco. Chissà se tutti e due, in certi momenti, ricordano mai il giorno in cui si sono sposati e tutti i bei momenti passati insieme, quando certo non potevano immaginare che sarebbe finita in questo modo, con lui al governo assieme ai comunisti e lei, spietata, che gli ripassa le bucce in pubblico. Lei, ovviamente, è Fiorella Kostoris, economista con gli attributi, per lungo tempo presidente dell’Isae, l’istituto di studi economici del Tesoro. È di sinistra, ma non quanto basta per non vedere le nefandezze del governo Prodi. Lui è Tommaso Padoa-Schioppa, un passato in Banca d’Italia, Consob e Banca centrale europea e un presente alquanto agitato come ministro dell’Economia. Lei e lui furono sposati, ora non lo sono più. Ora lui scrive un decreto e lei glielo riduce in mille pezzi. Lui interviene in Parlamento, lei gli viviseziona ogni singola parola. Le reali motivazioni che la spingono a questo lavoraccio - accademiche? politiche? personali? - le sa solo lei, e comunque sono irrilevanti. Ciò che conta sono i fatti, e i fatti dicono che, ogni volta che lei parla, lui ne esce con le ossa rotte.

L’ultimo uppercut glielo ha tirato lunedì dalle frequenze di Radio Radicale, dove ha una rubrica intelligente e assai seguita. Ma forse lui, impegnato com’è, se n’è accorto solo ieri, sfogliando il Riformista, che ha riportato su carta la rubrica. Indicandolo freddamente come “il ministro dell’Economia”, la Kostoris smonta la grande balla detta dal ministro in Parlamento, e cioè che la Finanziaria del governo Prodi ha ridotto le tasse. Parlando a palazzo Madama, Padoa-Schioppa aveva detto che «nel valutare la pressione fiscale (...) la lotta all’evasione significa in primo luogo distribuire più equamente il carico tributario. (...) La pressione tributaria viene ridotta già in questa Finanziaria. Aumentano sì i contributi previdenziali, ma i contributi previdenziali rappresentano un risparmio dei lavoratori che verrà loro restituito in forma di maggiori pensioni». Per la Kostoris, che dentro l’economia e i suoi trucchetti contabili e semantici si muove come nel salotto di casa, è sin troppo facile smascherare il gioco.

Innanzitutto, fa notare lei, lui usa, quando gli fa comodo, «l’aggettivo fiscale in sostituzione del qualificativo tributario». Come sanno gli addetti ai lavori, si tratta di due cose diverse: la pressione fiscale tiene nel conto anche i contributi previdenziali, la pressione tributaria no. Lui non può parlare di pressione fiscale, perché, come ricorda perfidamente lei, «tutti gli analisti, italiani e stranieri, pubblici e privati, concordano sul fatto che l’anno prossimo la pressione fiscale del nostro Paese crescerà notevolmente». Quindi Padoa-Schioppa deve limitarsi alla pressione tributaria. E afferma che nel 2007 diminuirà. Una previsione temeraria, incalza la sua ex moglie: «È cosa possibile sebbene incerta, poiché correlata all’andamento ancora ignoto di tasse e imposte minori, come il bollo, e di imposte locali, quali l’Irap o l’Ici, che forse dovranno essere incrementate».

Un simile artifizio, soprattutto, è sbagliato e pericoloso. Sbagliato, ricorda lei a lui, perché i contributi previdenziali «non sono accantonati per essere redistribuiti a noi da vecchi», come dice il ministro, ma, vista la natura del nostro sistema previdenziale, «servono per pagare la pensione degli attuali vecchi», tanto che «c’è sempre il rischio che, come già in passato, anche in futuro qualche manovra di finanza pubblica cambi le regole vigenti e tolga in parte quanto fin lì promessoci». Pericoloso perché, insinua la Kostoris, dal momento che le pensioni degli italiani sono finanziate per una parte importante tramite la fiscalità generale, domani «qualche furbetto dotato di fantasia finanziaria» potrebbe decidere di mettere quei soldi sotto la voce “contributi previdenziali” invece che nel capitolo delle “imposte dirette”, col risultato di far figurare un drastico calo della pressione tributaria. Anche se per i contribuenti nulla cambierebbe.

Non contenta, l’ex presidente dell’Isae fa a pezzi il mantra della lotta all’evasione come mezzo per ridurre la pressione fiscale, recitato anch’esso in Senato dal ministro. «In linea generale», infatti, «l’emersione riguarda sia nuove imposte sia nuove basi imponibili», vengono cioè a galla nuovi redditi, e quindi aumentano sia il gettito fiscale (cioè il numeratore della pressione fiscale) sia il reddito complessivo (il denominatore dello stesso indice). Di conseguenza, la pressione fiscale ben difficilmente tende a cambiare.

Tirando le somme, se lo studente Padoa-Schioppa fosse ancora all’università uscirebbe con un voto molto basso dall’esame con la professoressa Kostoris. Ma forse a lui ormai interessa solo il 18 politico, e quello, con i tanti comunisti che lo mantengono al governo, non è certo un problema.

© Libero. Pubblicato il 20 dicembre 2006.

Post scriptum. Non c'entra proprio nulla, ma David Irving sta per tornare in libertà. Per sapere come la si pensa da queste parti, qui, qui e qui.

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