Uno sguardo all'Islam moderato (e alle idiozie di Erica Jong)

IslamOnLine è un portale dedicato ai temi della religione islamica, nato nel 1997 con l'obiettivo principale di spiegare ai musulmani, in termini chiari e semplici, quali sono i loro doveri di bravi fedeli. Come si può leggere nella pagina che gli dedica Wikipedia, è uno dei due siti più visitati del mondo tra quelli che si occupano di un simile argomento (qui per saperne di più su numero di pagine viste, contatti etc). Si presenta come un sito che ha per missione l'incontro tra islam e modernità («This site aims to present a unified and lively Islam that keeps up with modern times in all areas. Our motto is: credibility and distinction») preoccupato di difendere e promuovere la libertà, la democrazia e i diritti individuali («To work for the good of humanity, as Islam teaches us. To work to uplift the Islamic nation specifically and humanity in general. To support the principles of freedom, justice, democracy, and human rights»).

Il sito appartiene al suo fondatore, il religioso islamico Yusuf al-Qaradawi, molto noto nel mondo arabo, anche perché titolare di un programma su Al Jazeera. Gli studiosi che illustrano i precetti dell'islam ai frequentatori del sito sono suoi allievi. Come scrive Wikipedia, «among Muslims, al-Qaradawi is considered a moderate conservative offering balanced opinions and religious edicts "fatwah" for them». E' anche uno dei sapienti islamici meno ostili nei confronti di Israele: «The enmity that is between us and the Jews is for the sake of land only, not for the sake of the religion...», ha dichiarato al-Qaradawi. Proprio per questo suo "moderatismo", racconta sempre l'enciclopedia on-line, al-Qaradawi ha avuto le sue belle rogne con gli islamici più integralisti: «There is a contigent of Sunni scholars who do not agree with Qaradawi's approach to Sharia. They see it as compromising the tradition in favor of being lax. This opinion comes from scholars who are taught in traditional settings and advocate strict adherance to traditional methods of learning and understanding».

IslamOnline, pur avendo la sede in Qatar, appare sul web interamente in inglese e si rivolge soprattutto a un pubblico di islamici immigrati in occidente, mediamente istruiti e "globalizzati", come conferma anche lo Stato di provenienza (Canada, Europa) di molti di coloro che inviano le loro domande ai sapienti.

Insomma, IslamOnline non è una vetrina dell'Islam più reazionario e intransigente, e il suo mentore non è un talebano. La parte più interessante del sito è probabilmente la Fatwa Bank, il database delle domande rivolte dai fedeli agli esperti di al-Qaradawi, e delle relative risposte (si impara più sull'islam usando per mezz'ora il motore di ricerca della Fatwa Bank che da tante trasmissioni televisive).

A questo punto, c'è la curiosità di capire come la pensano al-Qaradawi e i suoi collaboratori sui temi più controversi della dottrina islamica. Vediamone alcuni.

Apostasia
«The prescribed punishment for a murtadd: If a sane person who has reached puberty voluntarily apostatizes from Islam, he deserves to be punished.‏ In such a case, it is obligatory for the caliph (or his representative) to ask him to repent and return to Islam. If he does, it is accepted from him, but if he refuses, he is immediately killed.‏ No one besides the caliph or his representative may kill the apostate. If someone else kills him, the killer is disciplined (for arrogating the caliph's prerogative and encroaching upon his rights, as this is one of his duties). There is no blood money for killing an apostate (or any expiation)».
Dove il "murtadd" è l'apostata, e "blood money" è la somma in denaro che l'omicida deve dare alla famiglia dell'ucciso a compensazione del crimine. Nel caso dell'uccisione di un apostata da parte di chi non ne ha diritto (cioè il califfo o uno dei suoi rappresentanti), questa compensazione non deve essere versata, né l'omicida deve espiare in alcun modo.

Omosessualità
«In the first place, we would like to make it clear that sexual perversion—homosexuality and lesbianism—finds a great resort and refuge in the Western countries where it is accepted and legalized by the laws of these countries that put man in a position even worse than animals under the pretext of protecting human rights. In such countries that credit civilization and progress to itself, those people are free to establish their own unions, clubs and forums where they can gather together to discuss their problems and work for further forms of perversion and deviation. To accept such ignominies as a substitute for the natural human relation between males and females is no more than a big leap towards chaos and following animal instincts. The outcome of accepting such manias will be no less than more destruction, disgrace and degradation brought to the face of mankind».

«The scholars of Islam, such as Malik, Ash-Shafi`i, Ahmad and Ishaaq said that (the person guilty of this crime) should be stoned, whether he is married or unmarried».

«The Kuwaiti Encyclopedia of Islamic Jurisprudence states: (...) "Muslim Jurists agree that a witness should be morally sound. A pervert cannot be taken as a witness. Since lesbianism is an act of perversion, a lesbian cannot be a witness. Even with the jurists not declaring this openly, it can still be understood from their words and conditions"».

Sesso tra marito e moglie
«As for oral sex between the husband and wife, most Muslim scholars see that it is a detestable act that doesn’t reach the category of that which is prohibited. However, some of them state that if it is scientifically proven that practicing oral sex causes mouth cancer then it becomes totally prohibited».

Post scriptum. In queste ore fa notizia il muftì della moschea Lakemba di Sydney, Taj el Din al Hilaly, il quale ha dichiarato, sostenendo di voler proteggere le donne, che «le donne senza velo provocano gli stupratori. Se metti un pezzo di carne per strada senza coprirla e arriva un gatto che se la mangia, di chi è la colpa? Del gatto o della carne? E' la carne scoperta il problema». E' stato sospeso per tre mesi, il che vuol dire che presto ricomincerà a usare i suoi sermoni per insultare di nuovo quei diritti che le donne occidentali hanno conquistato con grande fatica. Chi pensa che gli stupri ai danni delle donne senza velo siano roba lontana da noi, si vada a leggere quello che ha scritto sulla Francia il sociologo Guy Millière qui e qui.

Quella del muftì di Sidney è anche la migliore risposta alla liberal e femminista sessantottina Erica Jong, la quale sostiene che l'uso del velo islamico tra le immigrate «è pura ribellione adolescenziale, volta ad affermare la propria identità e individualità, simile a quella che spinse la mia generazione a farsi crescere i capelli e indossare chincaglieria indiana». Il pensiero che le sessantottine come lei erano libere di fare del loro corpo ciò che volevano ed ora sono parte dell'elite intellettuale occidentale, mentre le ragazze islamiche non sono libere né di scegliere se indossare il velo oppure no, né di scegliersi il marito, figuriamoci di crearsi un proprio percorso professionale e culturale, non sembra attraversarla. L'idea che le vere ribelli (niente di paragonabile alle sessantottine) siano le ragazze come la povera Hina, che sfidano la rabbia dei familiari mettendo a rischio la loro vita per provare a vivere come noi, non la sfiora nemmeno. Senza vergogna.

Lettura obbligata su quest'ultimo tema: "Bottane", dell'amico Mario.

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