Ma il Papa non ha chiesto scusa (per fortuna)


Forse è perché siamo talmente abituati alle buffe contorsioni linguistiche dei nostri piccoli politici che ci risulta difficile maneggiare qualcuno che torna sul proprio discorso per ribadirlo - punto per punto - e chiarirlo in ogni dettaglio, senza però fare alcuna marcia indietro. Forse qualcuno invece di fare il giornalista preferisce fare l'anticlericale militante, e si diverte a trattare papa Ratzinger come un Berlusconi o un Prodi qualunque, prima accusandolo di aver sbagliato e poi scrivendo che si è ravveduto e ha chiesto scusa, anche se non è vero. Fatto sta che Benedetto XVI, tramite il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, tutto ha fatto tranne che chiedere perdono all'islam. Anche perché non vi è nulla di cui la Santa Sede debba scusarsi. Certo, Repubblica titola la sua edizione online nel più sbagliato dei modi: "Islam, le scuse del Papa", e ripete l'errore nell'articolo di cronaca: "Il Papa chiede scusa". Anche il Corriere, in prima battuta, annuncia nella home page la Caporetto vaticana: "Le scuse nelle parole del segretario Bertone". Probabilmente tanti quotidiani in edicola domani faranno la stessa scelta. Ma non è così.

Tutto il contrario. La dichiarazione di Bertone (qui, sul sito del Vaticano, il testo integrale, per chi ha voglia di capire davvero), se letta senza l'intenzione di voler ridicolizzare il Papa a ogni costo, è una conferma puntuale e precisa di tutto ciò che Ratzinger ha detto sull'Islam e la Jihad nel suo discorso accademico tenuto nell'aula magna di Ratisbona il 12 settembre. A differenza dei giornalisti italiani, la segreteria vaticana usa le parole nel più preciso dei modi, e tra dispiacersi e scusarsi esiste una differenza abissale. Esempio banale: se per strada una vettura non rispetta il mio diritto alla precedenza e la investo, di sicuro mi dispiace, perché ho arrecato danno al prossimo. Ma siccome sono nel giusto, non ho nulla di cui scusarmi.

Bertone, tra le altre cose, ha detto:

«Il Santo Padre è pertanto vivamente dispiaciuto che alcuni passi del Suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei credenti musulmani e siano stati interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni. D’altra parte, Egli, di fronte alla fervente religiosità dei credenti musulmani, ha ammonito la cultura occidentale secolarizzata perché eviti "il disprezzo di Dio e il cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà".
Nel ribadire il Suo rispetto e la Sua stima per coloro che professano l’Islam, Egli si augura che siano aiutati a comprendere nel loro giusto senso le Sue parole, affinché, superato presto questo momento non facile, si rafforzi la testimonianza all’"unico Dio, vivente e sussistente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini" e la collaborazione per "difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (Nostra Aetate, n. 3)"».

Non sono quindi i credenti delle altre religioni, semmai, quelli che debbono prendersela per le sue parole. Ma coloro che fanno dell'offesa a Dio un momento della loro libertà. Ratzinger invita i teologi islamici a spiegare ai fedeli «il giusto senso» delle sue parole pronunciate a Ratisbona: una forma retorica elegante per dire che del suo discorso, complici magari anche interpretazioni strumentali, nel mondo islamico è stato capito poco o niente. Del resto, il racconto fatto il 15 settembre da Beirut dal teologo gesuita Samir Khalil Samir su come è stato "letto" e interpretato il discorso accademico di Ratisbona suscita un misto di ilarità e raccapriccio:

«E' chiaro un fatto: nessuno dei suoi critici, proprio nessuno, ha letto il documento per intero. L’edizione inglese era disponibile da ieri; quella francese non c’è ancora; non vi è alcuna traduzione in qualche lingua orientale. Tutte le critiche si basano dunque sulle poche citazioni e frasi diffuse dalle agenzie occidentali che mettono in rilievo la questione dell’Islam, che nel testo di Benedetto XVI occupa solo circa il 10% del testo globale. (...)
All’inizio il mondo islamico ha reagito con una certa ignoranza. Alcuni hanno detto che il papa ha tenuto all’università di Regensburg un discorso “tecnologico” (e non “teologico”, traducendo male dall’inglese). Solo il giorno dopo sui giornali è venuta la correzione. Questo è un ulteriore segno che nessuno ha capito nulla. Anche i commenti arrivati da musulmani dell’occidente erano superficiali e sono serviti a organizzare il circo delle critiche: su al Jazeera ieri sera vi erano persone che telefonavano e criticavano il papa, ma nessuno sapeva di cosa si discute! Vi sono solo reazioni emotive perché hanno sentito dire che il papa ha parlato di jihad e ha criticato l’Islam. Il che è falso».

Come nota padre Samir, avesse voluto davvero indicare l'islam come una religione violenta, Ratzinger avrebbe avuto ben altre frecce al suo arco, trovandole facilmente anche all'interno dello stesso corano. E comunque non è certo urlando minacce contro il papa e l'occidente che i leader religiosi e politici islamici (ammesso che sia possibile distinguere le due categorie) convinceranno il resto del mondo della natura non violenta della loro religione.

Per essere chiari sino in fondo. Non si tratta di condividere o no quello che hanno detto Ratzinger e il cardinal Bertone sull'occidente: io stesso mi ci riconosco sino a un certo punto. Il punto è se il Vaticano ha fatto o no marcia indietro e si è scusato con l'islam e con chi lo professa. La risposta non può che essere una: "assolutamente no".

Non sono sottogliezze: sono cose importanti. Far credere ai fanatici che le loro minacce riescono a far chinare la testa persino alla massima autorità religiosa occidentale è il modo migliore per indurli a trattarci come carne da macello, a usare la violenza verbale e fisica come normale moneta di scambio nei loro rapporti con noi. E' una cosa ovvia, ma nessuno ha il coraggio di dirla. Oriana, già ci manchi.

Post scriptum. Per un'interpretazione teologica di quanto detto a Ratisbona da Benedetto XVI, rimando all'articolo di padre Samir.

Update del 18 settembre. Gli sviluppi della vicenda sono trattati nel post successivo: "Quelli che il Papa lo vogliono in ginocchio davanti all'islam".

Su questo stesso blog:
"Ratzinger pessimista sull'evoluzione dell'Islam"
"Ratzinger e l'evoluzione dell'Islam, seconda puntata"

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