Se i deputati si vergognano di quello che fanno

Quando lo scrutinio non è segreto è giusto che la decisione del parlamentare sia trasparente e resa nota a tutti, in modo che gli elettori possano giudicare i loro rappresentanti, più che dalle promesse, che valgono quello che valgono, da ciò che senatori e deputati hanno fatto concretamente sul proprio "posto di lavoro". Da come hanno votato. Sembra logico, sembra democratico e liberale, ma non lo è. Almeno non per tutti.

Antonio Di Pietro (uno per il quale qui non si stravede, tanto per essere chiari) ha annunciato che scriverà sul proprio sito come ogni singolo deputato ha votato in materia di indulto. Sembra una cosa normale, tanto più che lo stesso sito della Camera, nei resoconti di seduta, riporta come si sono espressi i singoli deputati in ogni votazione. Gli intenti dell'ex pm sono chiari, i suoi modi sono quelli che sono, ma l'operazione non fa altro che apportare trasparenza. In aula si è invece gridato allo scandalo. Il presidente della Camera Fausto Bertinotti, raccogliendo forse per la prima volta in vita sua applausi bipartisan, ha definito «deplorevole» l'iniziativa di Di Pietro.

Se tanti parlamentari ritengono giusta l'adozione dell'indulto per certi reati lo dicano a testa alta, e votino senza vergognarsi, spiegando le loro ragioni agli elettori. I quali, per inciso, non stanno certo tutti dalla parte di chi sventola la forca. Se i nostri "rappresentanti" si vergognano invece di quello che fanno, se pretendono che nessuno sappia come hanno votato, non fanno che dare ragione a chi grida che il loro voto è dettato da motivazioni inconfessabili. Non c'è nulla di scandaloso nell'indulto, c'è molto di scandaloso nel pretendere di lavorare nell'ombra.

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