Soccorso rosso per Prodi dai quotidiani della buona borghesia (included: l'erroraccio di Stella)

Ci sono due metodi empirici per misurare chi ha vinto il confronto di ieri sera. Il primo consiste nel misurare quantità e densità della bava alla bocca della sinistra dopo l'uscita di Silvio Berlusconi sull'abolizione dell'Ici sulla prima casa. Ambedue i parametri sono ai massimi. Mentre a destra nulla di ciò che ha detto Romano Prodi ha creato il minimo fastidio. Lapalissiano, non avendo Prodi detto nulla.
Il secondo metodo, batteriologicamente preferibile al primo, consiste nel ricordarsi le cose che più sono rimaste impresse di ciò che hanno detto i due. Di Prodi - occhi chiusi da talpa, visibilmente nervoso - si ricordano la metafora dell'ubriaco e l'impegno a unificare un Paese spaccato in due (evidentemente si riferiva a Umberto Eco, che nel 2001 scrisse un appello in cui divideva l'Italia in cialtroni e cerebrolesi della Cdl da un lato e gente per bene, colta e progressista dall'altro, e a Paolo Flores, con la sua fissa delle "due Italie", quella "loro", bella, buona e progressista, e quella degli "altri", meschina e di destra. Ulteriori informazioni qui).
Di Berlusconi si ricordano benissimo la proposta di abolire l'Ici sulla prima casa, il taglio al 12,5% delle imposte sui conti correnti, il quadretto del «marinaretto» D'Alema, Luxuria e Caruso assieme al «poveraccio» Prodi, l'annuncio della «rottamazione» del suo avversario e quell'«utile idiota» con il quale ha restituito con gli interessi la battuta dell'ubriaco.
Insomma, dinanzi a tutto questo, stupisce (prima ironia) che, curiosamente all'unisono (seconda ironia), Corriere, Repubblica e Stampa dipingano, già nelle loro prime pagine, un match che hanno visto solo loro, raccontando un pareggio agguantato in extremis da Berlusconi.
Per inciso, si prega di notare l'errore colossale di Gian Antonio Stella nel suo articolo, per argomento e collocazione il più importante tra quelli apparsi sul Corriere della Sera di oggi. Scrive il giornalista progressista con fama di essere tanto documentato: «Avevano voglia, i critici, a spiegare che si tratta di 9.941.000.000 (novemiliardinovecentoquarantuno!) euro dei quali oltre due terzi, per almeno sei miliardi e mezzo, riscossi sulla prima casa». Letto bene? «Almeno sei miliardi e mezzo» di euro, cifra che Stella usa per mettere una pietra tombale sull'idea di Berlusconi. Ma Stella non sa di cosa scrive, e i fantomatici «critici» dei quali parla sono più avvezzi al rum che ai numeri. Il gettito Ici sulla prima casa è pari a due terzi del gettito Ici prodotto da tutte le case. Il quale è però una quota minoritaria di quei dieci miliardi di euro, che rappresentano l'intero gettito dell'imposta. Di quei dieci miliardi, infatti, 6,7 provengono dalla tassazione degli immobili commerciali e industriali. Dei restanti 3,3 miliardi di euro, un miliardo di euro è prodotto dal gettito sulle seconde case e solo 2,3 miliardi provengono dalla tassazione delle abitazioni principali. Insomma, Stella era convinto che il gettito Ici provenisse unicamente dalla tassazione delle abitazioni. Non sapeva che l'imposta colpisce anche gli stabili industriali e commerciali. A conti fatti, la proposta di Berlusconi riguarda quindi meno di un quarto dell'intero gettito Ici, non «oltre due terzi». Quando si dice, appunto, un giornalista documentato.

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