Ratzinger divide i radicali

Prima, in tarda mattinata, parla Joseph Ratzinger, incontrando la delegazione degli europarlamentari del Ppe. Il papa indica quelli che a suo dire sono i tre «principi non negoziabili» in politica: la «protezione della vita in ogni suo stadio, dal concepimento fino alla morte naturale», la difesa «della naturale struttura della famiglia quale unione tra un uomo e una donna basata sul matrimonio» e la «protezione del diritto dei genitori a educare i figli» (qui, sul sito del Vaticano, il testo integrale, in inglese, del discorso del Papa).
Quindi, nel primo pomeriggio, Emma Bonino risponde in tempo reale alla chat del Corriere della Sera. A domanda diretta sulla questione replica che «il Papa ha tutto il diritto di parlare ai credenti. C'è una differenza importante rispetto a Ruini che andò molto più in là dicendo: non votate i partiti che sostengono i Pacs». Pur sapendo benissimo che «siamo a 10 giorni dal voto ed è chiaro che le sue parole sono rivolte agli italiani, non certo ai brasiliani», per la radicale, dunque, Ratzinger «ha tutto il diritto» di dire ciò che dice.
Intanto interviene Daniele Capezzone. Che questo diritto al papa proprio non lo riconosce: «E' sempre più evidente che le gerarchie ecclesiastiche, in testa il papa e il cardinale Ruini, hanno scelto di entrare a gamba tesa nella campagna elettorale, addirittura nella forma che io chiamarei dei comizi finali o di preparazione dei comizi finali».
Ricapitolando. Per la Bonino il discorso di Ratzinger è l'esercizio di un diritto incontestabile, anche perché, secondo lei, il papa - a differenza di quanto fatto dal cardinale Camillo Ruini - non ha detto agli italiani come votare. Un atteggiamento liberale nei confronti del papa, anche se la distinzione che fa tra Ratzinger e Ruini si regge su basi di cartapesta. Per Capezzone quelle stesse parole del papa sono invece «un'entrata a gamba tesa», un «comizio finale». A onore di Capezzone, va riconosciuto che non cerca di costruire distinzioni improbabili tra Ratzinger e Ruini.
L'impressione è che questo Papa che non accetta di stare zitto e insiste a dire la sua non sappiano nemmeno i radicali come gestirlo, in bilico come sono tra le loro radici liberali e tolleranti e una tensione, per loro assai naturale, verso l'anticlericalismo viscerale.
Qui comunque, come già scritto, si pensa (con la presunzione di essere tra i liberali seri) che prendersela con Ratzinger e Ruini perché dicono certe cose è tanto insensato quanto prendersela con il presidente dell'Arcigay perché consiglia gli iscritti di votare i candidati che si impegnano a introdurre una legge per la legalizzazione dei matrimoni omosessuali. Liberi tutti di dire ciò che vogliono, liberi gli elettori di seguire le loro indicazioni o fregarsene. E' un principio così banale che mi sento stupido a scriverlo, ma a quanto pare qualcuno, che pure si dice liberale, ancora fatica a digerirlo.
E dire, come fanno alcuni, che la Chiesa dovrebbe trattenersi dall'intervenire sui temi politici perché è legata allo Stato italiano dal Concordato e da altri privilegi, reali o presunti, è una solenne cavolata. Una cosa sono i vantaggi (economici e di altra natura) concessi alla Chiesa, una cosa è il diritto di questa di parlare liberamente, e tra le due cose non-vi-è-alcun-nesso-logico. Mettere in discussione i primi è un'operazione del tutto coerente con i principi liberali. Mettere in discussione la libertà di espressione della Chiesa, o di qualunque altra istituzione, non lo è.

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