Come gli indigeni con le collanine di perline colorate

Update importante. Il bello, come sempre, è che mentre noi siamo qui a sproloquiare su giornali e televisioni la gente insiste a ragionare con la propria testa. Magari senza sapere chi è Paolo Mieli. Divario tra centrodestra e centrosinistra ridotto a 3,5 punti. E non è un sondaggio di Berlusconi.

Il Manifesto di oggi, a pagina 3, ci dice quello che tutti già sapevamo, che però - come nel caso di Paolo Mieli - fa sempre un certo effetto vedere messo nero su bianco. Anche la Stampa tifa per la vittoria di Romano Prodi (sin qui ci eravamo arrivati), ma la "notizia" è che il suo direttore in quota Lingotto, Giulio Anselmi, si prepara a lanciare un appello ai lettori analogo a quello del Buddha di via Solferino. «Lo farò, come è mia tradizione, qualche giorno prima delle elezioni», dice Anselmi. «Ma non credo che sarà una grande rivelazione: tutti sanno come la penso e credo che traspaia anche dal giornale che dirigo ormai da mesi (confermo, ndAcm). Non ho mai nascosto la mia propensione per la vittoria del centrosinistra. D'altronde, trovo un po' ipocrita la reazione all'editoriale di Paolo Mieli. I giornali non si giudicano soltanto per un editoriale (se ne può discutere, ndAcm) ma per il loro orientamento generale, i loro servizi giornalistici, la loro linea. E quella del Corriere della Sera era piuttosto evidente anche senza la netta presa di posizione del suo direttore (sì, ce ne eravamo accorti anche noi, ndAcm)».
Per inciso, i compagni del Manifesto sono gli unici che a sinistra non festeggiano per la benedizione di Mieli come gli indigeni facevano con le collanine di perline colorate. Hanno capito quello che è evidente a chiunque abbia un'intelligenza normale, e cioè che il credito concesso da Mieli e dal salottino cui fa capo «ha un costo», come scrive il direttore Gabriele Polo, e che i vincoli che costoro porranno al possibile futuro governo di centrosinistra «saranno forti». Insomma, è stata lanciata «un'opa sul centrosinistra», come scrivono quelli del Manifesto, anche se l'hanno capito solo loro e Massimo D'Alema. Auguri, compagni.

PS: Mieli l'ha fatto, Anselmi l'ha annunciato, Ezio Mauro, direttore di Repubblica, non ne ha certo bisogno. Manca solo Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole-24 Ore montezemoliano. Il quale, probabilmente, continuerà a fare quello che ha fatto sinora. Il tifo sì, ma non ufficialmente. Anche nel suo caso, non c'è bisogno di fare outing per capire da che parte ha schierato il giornale. Sempre a proposito di regime berlusconiano, ça va sans dire.

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