Pera traccia il confine culturale tra "noi" e gli "altri" (Prestigiacomo included)

Domenica 27 novembre il presidente del Senato Marcello Pera, parlando a Catania davanti a una platea di Forza Italia, ha tenuto quello che a modesto avviso di chi scrive è stato il suo migliore discorso degli ultimi anni. Ha rivendicato l'appartenenza a una cultura «liberale e al tempo stesso tradizionalista o conservatrice», e in Italia sono pochi quelli che hanno gli attributi per definirsi "conservatori" a testa alta. Ha spiegato perché si può essere conservatori essendo riformatori (una ovvietà, non a tutti chiara) e tracciato i confini di quella che non si fa problemi a chiamare cultura politica «di destra». Piccola curiosità: il suo discorso contiene due attacchi diretti a Stefania Prestigiacomo, ministro forzista per le Pari opportunità, ovviamente mai menzionata in modo diretto. Primo attacco, sulla procreazione assistita. Secondo attacco: sulla legge 194. Qui Pera, parlando dell'aborto, dice: «Credo che non sia corretto chiamarlo una "conquista di civiltà"», e le virgolette, non a caso, appaiono anche nel testo originale pubblicato sul sito del Senato. Insomma, è una citazione. Dalla lettera che la Prestigiacomo ha scritto al ministro della Salute, Francesco Storace, nei giorni scorsi, nella quale si leggeva, testualmente, che «la legge 194 ha rappresentato e rappresenta una conquista di civiltà per le donne che sono state sottratte alla tragedia degli aborti clandestini».
Qui i punti che chi scrive giudica più interessanti del discorso di Pera.

L'aborto
«Credo che non sia corretto chiamarlo una "conquista di civiltà". L'aborto può essere una tragica necessità o una drammatica scelta - di una donna sola, se è sola, o di una coppia -, ma non è un atto di civiltà, perché con l'aborto si sopprimono una vita e una persona. La vera civiltà della legge 194 non consiste nell'aver introdotto un "diritto" ad abortire, ma nell'aver posto un divieto alla piaga degli aborti clandestini, umilianti, e insicuri. La vera civiltà non consiste nel lasciar sole le donne ad abortire, ma nell'aiutare le famiglie, con la solidarietà, l'assistenza, l'educazione, affinché quella tragica scelta o necessità si verifichi il meno possibile. Insomma, la vera civiltà consiste nel tutelare la vita, non nell'autorizzare la morte».

Il referendum sulla procreazione assistita
«Non si trattava di correggere qualche punto di una legge difficile approvata a larga maggioranza dal Parlamento poco tempo prima, perché un emendamento si poteva approvare sempre in Parlamento anche qualche tempo dopo.
Non si trattava di rifiutare lo Stato laico, perché nessuno lo ha mai messo in discussione, se non gli stessi laicisti che vogliono ingabbiarlo nella loro ideologia laicista.
Non si trattava di respingere la separazione religione-politica o morale-diritto, che i liberali hanno conquistato da secoli e che è ancora una conquista da tutelare, soprattutto a fronte delle teocrazie islamiche.
Si trattava piuttosto di rispondere a domande cruciali per la nostra identità. Fra le altre, queste:
La dignità della persona è ancora un valore per noi o non lo è più?
L'embrione è qualcosa o qualcuno?
La vita di un embrione è uno strumento per soddisfare diritti e desideri degli adulti oppure vale in sé?
La ricerca scientifica è un bene supremo, un progresso sempre e comunque, a cui subordinare tutti gli altri, o ha dei limiti etici?».

La destra, l'Italia e il fondamentalismo islamico
«La destra, e soprattutto Forza Italia - io credo - ha fatto un'analisi corretta della situazione.
Ha capito che un nuovo totalitarismo, pericoloso quanto quelli del secolo scorso, si era affacciato sulla scena mondiale a minacciare l'Occidente.
Ha capito che in Iraq, come in Afghanistan, non si combatteva per il petrolio o per interessi economici americani.
Ha capito che sostenere l'Iraq e condurlo alla democrazia è un interesse strategico dell'Europa.
Ha capito che era essenziale che l'Europa non si dividesse, né si nascondesse dietro lo scudo dell'Onu, bloccata dai veti come già lo era stata ai tempi della crisi dei Balcani.
Quando la Francia e la Germania hanno diviso l'Europa, la destra ha capito che, senza entrare in guerra, era nostro interesse nazionale schierarsi con l'America e l'Inghilterra.
Insomma, la destra e in particolare Forza Italia ha capito che con il fondamentalismo e il terrorismo è in gioco la difesa della nostra identità. In proposito, i comunicati di Al Qaeda parlano chiaro. Noi veniamo colpiti o indicati a bersaglio perché "giudei e crociati", cioè veniamo aggrediti non per quello che facciamo, ma per quello che siamo, esattamente per essere gli eredi della tradizione ebraico-cristiana».

"Noi", liberali conservatori
«Il liberale conservatore è un liberale identitario, uno che, mentre chiede e attua riforme per affrontare le sfide della modernità, difende il più possibile la propria tradizione, perché nella propria tradizione è racchiusa la propria identità».

"I nostri valori, le nostre ragioni", discorso di Marcello Pera all'incontro con Forza Italia. Catania, 27 novembre 2005.

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