Berlusconi sfida Prodi. Alle primarie

Silvio Berlusconi le primarie del centrodestra non le voleva (e probabilmente ancora non le vuole), ritenendole una noiosa perdita di tempo. Peggio: un sacrilegio, una messa in discussione della Sua persona. Ma, se gli toccherà farle, le farà sul serio. Alla sua maniera. Con un dispiegamento di mezzi degno delle campagne elettorali cui ci ha abituato per le sue elezioni politiche. Anche perché ha capito di avere in mano un'occasione d'oro per umiliare Romano Prodi ancora prima del voto.
La partita del Cavaliere è doppia. Da un lato ha l'opportunità di radere al suolo l'"opposizione interna" di Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini (i quali, detta come va detta, avrebbero preferito che il premier si facesse da parte). Se giocherà, non lo farà per vincere: ma per stravincere, per ottenere un plebiscito bulgaro. Per far sì che Marco Follini, il giorno dopo le primarie, sia messo sotto processo dal suo stesso partito per aver innescato il meccanismo che ha portato Casini allo sbaraglio.
Sull'altro fronte, Berlusconi ha l'occasione di regolare i conti con Prodi. Di prendere più voti alle primarie del centrodestra di quanti ne prenderà il Professore alle primarie del centrosinistra.
Può farcela. Prodi ha alcuni enormi punti deboli. Non ha un partito suo. Cioè non ha sezioni, in periferia, che sappiano mobilitare al voto delle primarie iscritti e simpatizzanti. Al contrario, per dirne uno, di Fausto Bertinotti. Un tempo il partito di Prodi avrebbe dovuto essere la Margherita, che ora ospita i suoi peggiori nemici. Adesso quelli che gli sono più vicini sono i Ds, ed è tutto dire. L'apparato centrale del partito si mobiliterà per lui. Ma il problema sarà convincere i compagni diessini della periferia ad a) andare a votare alle primarie; b) una volta nell'urna, scegliere Prodi invece di Bertinotti o un altro. Non solo: nella Margherita è fortissima la tentazione di andare alle primarie e, zitti zitti, votare per il leader di Rifondazione Comunista. Il partito di Francesco Rutelli avrebbe tutto da guadagnare da una sovraesposizione di Bertinotti alle primarie. Siamo nel campo delle cattiverie, ma la politica è fatta anche di simili perfidie. Non a caso i Ds, che a differenza di Prodi sanno come funzionano simili cose, hanno già detto che Prodi può ritenersi soddisfatto se riesce a raccogliere il 50% + 1 dei voti delle primarie. Il che, se Bertinotti dovesse prendere almeno il 30%, sarebbe comunque già una sconfitta morale colossale per il Professore, e darebbe a Berlusconi modo di dire (a buon diritto) che a sinistra un elettore su tre è comunista.
Il premier, invece, può contare sul supporto incondizionato dell'intero elettorato forzista e sulla simpatia di molti elettori di An (in misura minore anche di Lega e Udc), che lo preferiscono ai loro stessi leader. Lui trabocchetti non se ne può attendere. Non ha un partito ben radicato sul territorio, a differenza di Fini, Casini e dei leghisti. Ma, quanto a capacità di mobilitare gli elettori al suo appello, almeno quelli che gli sono fedeli, non è secondo a nessuno.
Che riesca a prendere più voti, in percentuale, di quanti ne prenderà Prodi è quindi probabile. La sfida, a questo punto, diventa prendere più voti in assoluto del suo sfidante alle politiche, in modo da presentarsi alle elezioni di primavera potendogli dire «io ti ho già battuto» e «per me hanno votato 9 elettori della Cdl su 10, per te nemmeno 6: io la mia coalizione la tengo in pugno, tu sei ostaggio dei comunisti». E questo è l'altro motivo per cui Berlusconi, in queste ore, sta studiando come convincere gli elettori della Cdl, geneticamente più riluttanti, a votare alle primarie. Ovviamente per lui. Se arriverà sino in fondo, ci sarà da divertirsi. Finalmente.

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