La Cdl, ovvero il partito della spesa pubblica

La flat tax è una gran bella cosa, come ci spiega qui la Heritage Foundation sul sito dell' Istituto Bruno Leoni, e se potessi la introdurrei subito. Ma il dibattito “flat tax vs maggiore tassazione delle rendite” è il solito scontro ideologizzato utile solo a confondere i veri termini della questione e allontanare il dibattito dagli elettori, i quali infatti non ci stanno capendo un beneamato. Perché lo scontro vero, in seno alla Cdl, se non si fosse capito, è tra chi vuole giungere al voto avendo abbassato ancora le imposte, come previsto dal programma (il mio adorato Renato Brunetta, consigliere economico della presidenza del Consiglio, spinge in questa direzione, per quello che può, ed è uno dei pochi), e chi conta di arrivare al 9 aprile, o quando sarà, presentando come credenziali agli elettori il solito aumento di spesa pubblica (e quindi più tasse e/o più deficit), sotto forma di leggi e leggine clientelari e aumenti in busta paga ritagliati ad hoc per le più diverse categorie. Punto. Il resto è fuffa, almeno che non si voglia credere davvero che la flat tax possa arrivare già con la prossima Finanziaria, cosa alla quale in Parlamento non crede nessuno.
La Destra sociale di An si è già messa nella seconda direzione. Quando vengono a raccontarci che la tassazione sulle rendite va aumentata perché non è giusto che il lavoro sia tassato più delle rendite, si fanno prendere - per dirla alla romana - col sorcio in bocca: scusate, se il problema è riequilibrare i due carichi fiscali non sarebbe più sensato abbassare le tasse sul lavoro? Risposta che non ti danno: sì, ma in questo caso saremmo costretti a tagliare la spesa.
Previsione: vincerà il partito della spesa pubblica, come accaduto con la sinistra nel '96 e nel 2001, perché prima del voto è sempre così che succede e perché nessuna Finanziaria è mai uscita migliorata dal passaggio in Parlamento. Destra o sinistra, in questi casi non fa differenza. Triste.

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