Islamici in Italia: qualche numerino politicamente scorretto

Un anno fa decisi di capire se esistesse un qualche nesso statistico reale, solido, tra la nazionalità e l'appartenenza religiosa degli immigrati in Italia da un lato e la loro eventuale propensione a delinquere dall'altro. Ho raccolto i dati del ministero della Giustizia sulla popolazione carceraria straniera e quelli diffusi dalla Caritas sulle denunce e il tipo di reati perseguiti nei confronti degli immigrati. Li ho incrociati con i numeri della composizione dell'immigrazione in Italia. Il risultato è stato sorprendente: gruppi nazionali molto presenti in Italia erano quasi assenti dalle carceri, mentre gruppi che fuori dalle prigioni erano quasi insignificanti da un punto di vista statistico occupavano invece posizioni di tutto rispetto dietro le sbarre. I risultati hanno scandalizzato molti blog politicamente corretti. Solo per questo vale la pena di ripubblicarli. Anche se nel frattempo sono usciti numeri più freschi, la fotografia del fenomeno non è cambiata di un pixel. Buona lettura.

Non solo terrorismo. Tra gli immigrati musulmani in Italia c'è una lunga lista di responsabili di reati "comuni", come tali non meritevoli delle prime pagine dei giornali. Gli stranieri che soggiornano regolarmente nel nostro Paese sono 1.512.000, e di questi gli islamici sono 553.000. La maggioranza di loro, 268.000 persone, proviene dai Paesi del Nord Africa, e in particolare da Marocco (cui fa capo la più numerosa comunità straniera in Italia), Tunisia ed Egitto. Un altro contributo importante alla presenza islamica sul territorio italiano è dato dall'Albania, da cui provengono 169.000 immigrati. A conti fatti, dunque, sono seguaci dell'Islam il 36 per cento degli stranieri soggiornanti in Italia. Se si va a vedere le statistiche sui reati attribuiti agli stranieri, le percentuali però cambiano, e si scopre che la grande maggioranza delle violazioni della legge imputabili ai non italiani è commessa proprio da cittadini provenienti dai Paesi islamici. Dati ufficiali alla mano, gli stranieri originari dei Paesi musulmani, soprattutto di quelli del nord Africa, mostrano una propensione alla delinquenza - misurabile attraverso la loro presenza in carcere e il numero di denunce ricevute - assai superiore alle altre comunità soggiornanti in Italia. Detta in altre parole, l'incidenza dei reati commessi dagli immigrati islamici, in particolare da marocchini, tunisini e algerini, è ben maggiore del loro "peso" statistico rispetto agli immigrati di altri Paesi e altre confessioni. Sul fronte opposto, spicca il comportamento di filippini (cattolici al 95%) e cinesi che, pur numerosissimi in Italia (rappresentano, rispettivamente, la quarta e quinta comunità d'immigrati), si distinguono per la loro capacità d'adattamento alle leggi italiane, tanto da non figurare tra le prime dieci nazionalità di stranieri denunciati. E se è vero - come mostrano i dati dell'ottimo "Dossier statistico sull'immigrazione" pubblicato ogni anno dalla Caritas - che ognuna delle comunità straniere più avvezze alla delinquenza sembra essersi data una qualche "specializzazione criminale", gli immigrati dai Paesi islamici del nord Africa hanno scelto la produzione e lo spaccio di stupefacenti.
Secondo una fotografia appena scattata dal ministero della Giustizia gli stranieri rinchiusi nelle carceri italiane sono 17.798 e rappresentano il 30 per cento della popolazione carceraria. Di questi, quelli originari dei principali Paesi islamici del nord Africa (Marocco, Tunisia, Algeria) sono 7.323: il 41%. Una percentuale enorme, se si considera che gli immigrati dagli stessi tre Paesi superano appena il 14% degli stranieri presenti in Italia. Se si aggiungono al conto egiziani ed albanesi, la percentuale di islamici sul totale dei carcerati stranieri sale al 58% (dall'Albania, Paese musulmano all'85%, vengono 2.815 carcerati, pari al 15,8% degli stranieri, e l'11,2% degli immigrati presenti in Italia). I marocchini sono la comunità straniera con più individui (3.999) dietro le sbarre italiane. E il fatto che siano anche il gruppo straniero con più soggiornanti del nostro Paese non è una spiegazione valida, dal momento che da Rabat, Casablanca e dintorni arrivano il 22,5% dei detenuti stranieri, ma solo l'11,4% degli immigrati. La peggiore pubblicità all'Islam, però, la fanno gli algerini: con 1.330 detenuti rappresentano la quarta nazionalità straniera nelle carceri italiane, pur non figurando nemmeno tra le prime trenta presenti in Italia. Brutti numeri anche quelli degli immigrati tunisini che, pur essendo appena il 3,4% degli immigrati, valgono l'11,2% dei carcerati stranieri.
Meritano uno sguardo approfondito anche le statistiche sulle denunce, riportate nell'ultimo Dossier della Caritas. I cittadini stranieri oggetto di querela penale in un anno (dati 2001) sono 89.390. Quanto alla provenienza, nota la Caritas, «il Marocco, in particolare, si attesta come primo Paese di questa graduatoria, con il 18,2% del totale. Contribuiscono inoltre i valori della Tunisia (6,4%), dell'Algeria e del Senegal (entrambi con il 5,5%)». I marocchini sono la prima nazionalità di denunciati stranieri in ben sette regioni d'Italia, e soprattutto «evidenziano quasi ovunque percentuali di denunciati superiori a quelle dei soggiornanti». Il peggio di loro lo danno in Lombardia, in cui i denunciati provenienti dal Marocco superano i soggiornanti della stessa nazionalità di oltre 13 punti percentuali. Quanto ai tunisini, i più facili alla delinquenza sembrano avere una certa predilezione per l'Umbria, dove i soggiornanti di questa nazionalità sono il 2% degli stranieri, ma rappresentano oltre il 10% dei non italiani denunciati. Da soli, marocchini, tunisini e algerini hanno collezionato 26.860 denunce, il 30% di quelle riservate agli stranieri. Tra le prime nazionalità oggetto di denunce figurano anche albanesi (10.780 querele penali, il 12% del totale), rumeni e senegalesi. È proprio dall'analisi delle denunce che emerge la "specializzazione" dei diversi gruppi d'immigrati. Fra i nordafricani, scrive la Caritas, «prevale sempre la realizzazione dei reati di produzione e spaccio di stupefacenti, con una percentuale che supera il 30% del totale nel caso dei tunisini e sfiora il 40% tra gli algerini. Per di più, fra queste tre nazionalità si verifica una totale coincidenza anche degli altri due titoli di reato più frequenti: il furto e i delitti di falso».

© Libero.

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